Lunedì 1: Tutti i Santi. Ap 7,2-4.9-14; Sal 88 (89); Rm 8,28-39; Mt 5,1-12a
Alla luce di questa beatitudine non dovrebbe essere così difficile perdonare. Tutti noi, appena ci guardiamo dentro con un po’ di sincerità e un po’ di memoria, ci accorgiamo di quello che realmente siamo. E più passa il tempo, più la situazione si fa imbarazzante. Sapere che c’è un comportamento grazie al quale saremo guardati con misericordia ci sollecita molto. Insomma: come minimo, perdonare ci conviene. Per non dimenticare che solo così si guarisce la storia e il cuore indurito si scioglie. E potersi guardare con occhi nuovi, come la prima volta, è una rinascita.
Martedì 2: Commemorazione di tutti I fedeli defunti
Schema A: 2Mac 12,43-46; Sal 129 (130); 1Cor 15,51-57; Gv 5,21-29,
Schema B: Gb 19,1.23-27b; Sal 26 (27); 1Ts 4,13-14.16.18; Gv 6,44-47,
Schema C: Ap 21,1-5a.6b-7; Sal 86 (87); Rm 5,5-11; Gv 6,37-40
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6, 44)
Siamo convinti che la scelta di fede dipenda interamente da noi, dalla nostra libertà, come se fossimo noi gli unici protagonisti. In realtà Gesù ci rivela che la partita non si gioca per nulla in campo neutro: Dio non è semplice spettatore, non si limita ad annotare la nostra decisione. Dio ci attira. Ci invita. Ci chiama. Lo fa segretamente, interiormente, in mille modi. Non si tratta di spot episodici, è un lavoro rispettoso ma continuo. Ogni evento è un’occasione. Nessuno ne è esente, perché siamo tutti figli amatissimi. E Dio ha un desiderio infinito di riempirci di risurrezione per sempre.
Mercoledì 3: Ap 11,15-19; Sal 28 (29); Gv 8,12-19
«Non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato» (Gv 8, 16)
Gesù non è un libero battitore che si lascia guidare dalle sue intuizioni e dai suoi desideri. Non ha tutto chiaro il percorso dall’inizio alla fine, fin nei dettagli: non sarebbe veramente uomo. La sua forza, la sua luce è la comunione con il Padre. È incessante. Senza interruzioni. Tutto nasce dall’unità con Lui, nell’amore dello Spirito. Visto che noi tutti siamo a immagine di Dio, questo è il nostro DNA più segreto. Anche noi siamo fatti, creati, per “vivere con”: nell’unione con Dio ritroviamo sempre la nostra identità più vera. E se anche noi ci distanziamo con il pensiero o con la vita, Lui, grazie al Cielo, non lo farà mai.
Giovedì 4: 1Gv 3,13-16; Sal 22 (23); Ef 4,1b-7.11-13; Gv 10,11-15
«Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde» (Gv 10, 12)
“Se non sono miei non ha senso rischiare”. Il ragionamento del mercenario è ovvio e quindi bada sempre a salvare la propria pelle. Ma il suo comportamento evidenzia ancora meglio chi sia il buon pastore. Le pecore sono sue. Vive di loro, con loro e per loro. Per questo non scappa, ma difende, ribadisce, addirittura combatte se necessario, mettendo a repentaglio se stesso. Il nostro è un tempo di grande dispersione e smarrimento, è facile rimanere preda di teorie sbagliate, che dividono, allontanano, creano tensioni inutili. Per questo il pastore vigila e interviene sempre quando è necessario, testimoniando e parlando.
Venerdì 5: Ap 18,9-20; Sal 98 (99); Gv 14,2-7
«Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi» (Gv 14, 3)
È questo il centro, il cuore della descrizione che Gesù dà del mondo che verrà: essere per sempre con Lui, accanto a Lui. È facile, lo si può dire anche ai bambini, quando una persona cara lascia questo mondo, e loro capiscono molto bene. Per l’adulto, che da tempo conosce Gesù e cerca di vivere in comunione con Lui, è una rivelazione che unisce presente e futuro, terra e Cielo, mostrando che la vita di lassù continua quella di quaggiù vissuta nell’amore. Si tratta perciò di continuare la relazione più bella che conosciamo e di sapere che nulla potrà mai interromperla.
Sabato 6: Dt 29,1-17b; Sal 98 (99); Eb 8,7-13; Mt 11,25-27
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli» (Mt 11, 25)
Rendere lode a Dio, benedirLo, ringraziarLo: sono gli atteggiamenti più ricchi e completi quando ammiriamo qualcuno. Siamo opera Sua. È vero che ci mettiamo del nostro, la nostra volontà, energia, decisione, passione, ecc., ma il dono di Dio precede, accompagna e segue sempre ogni nostro agire. È Lui che suscita l’amare, il volere e l’operare, è Lui la sorgente di ogni bene che riusciamo a produrre. Per questo ogni volta che vediamo o ascoltiamo qualcosa di meraviglioso che ci entusiasma e ci conquista, si tratta sempre di realtà che portano la Sua firma, il Suo sigillo.