Mons. Delpini:
Celebrazione di inizio e di benedizione della VISITA PASTORALE ALLA CITTA’ DI MILANO
Basilica di sant’Ambrogio
9 gennaio 2022
1. La moneta perduta. L’affanno e la desolazione.
Che cosa abbiamo perduto? La parabola evangelica racconta di un dramma: è andato perduto un tesoro. Si può immaginare anche la visita pastorale come il dramma patetico e deprimente della ricerca affannosa di quello che abbiamo perduto. Che cosa abbiamo perduto? Ci è stato sottratto il consenso della gente, il prestigio sociale, la funzione riconosciuta di offrire luoghi di incontro, parole desiderate per illuminare il cammino, soluzioni ai problemi, strutture accoglienti e abitate da una persuasione di appartenenza. Che cosa abbiamo perduto? Si è spenta la gioia, si è esaurita la determinazione a cercare le persone, le occasioni per annunciare il vangelo, la convinzione che la vita sia una vocazione, l’esperienza della comunione profonda tra noi, nelle comunità, nella Chiesa cattolica. Che cosa abbiamo perduto? Ci sono ambienti e fasce di età che si sono estraniate, i giovani, le famiglie, i genitori, la scuola, lo sport, la cultura. Che cosa abbiamo perduto? La visita pastorale può essere il pellegrinaggio penitenziale della recensione di quello che abbiamo perduto, la raccolta delle lamentele per quello che manca, l’occasione per la lamentela e lo sfogo. Un pellegrinaggio nella desolazione anche per riconoscere l’insignificanza dell’esercizio del ministero episcopale, delle proposte del vescovo, della presenza del vescovo.
2. La moneta ritrovata. La gioia condivisa.
Vide la grazia di Dio, si rallegrò … L’intenzione della parabola è di mettere in evidenza la gioia della salvezza, la moneta ritrovata. Vedere la grazia di Dio e rallegrarsene. La figura di Barnaba ispira il pellegrinaggio: vedere la grazia di Dio, riconoscere i germogli di una vita spirituale che è come un roveto ardente. La visita pastorale ritrova la moneta perduta, la presenza di Dio, i segni del Regno che viene nelle sue opere, negli ospedali da campo che sono le comunità presenti sul territorio, nelle storie di santità raccontate da vite dedicate alla preghiera nei monasteri e nelle comunità di vita consacrata, nei carismi sbocciati in terre lontane e che hanno trovato in città il terreno adatto per produrre molti frutti. Cerco la presenza di Dio o l’inquietudine che Dio tiene viva in uomini e donne pensosi. Cerco e riconosco la presenza di Dio nella passione educativa che anima oratori, scuole, movimenti, associazioni di antica tradizione e di recente insediamento. Trovo la moneta perduta e desidero condividere la gioia che ne viene.
3. La moneta ritrovata. Collaboratori per la missione.
Barnaba si rallegra della vivacità della comunità di Antiochia e incoraggia la perseveranza. Ma nota una mancanza: dov’è Saulo? Dov’è il persecutore aggressivo convertito sulla vita di Damasco? Perché se ne sta confinato nel sospetto, nella diffidenza, in un confino infruttuoso? La visita di Barnaba ad Antiochia è anche l’occasione per cercare Saulo e introdurlo nella comunità perché diventi collaboratore per la missione. Anche il vescovo visita la città e cerca collaboratori per la missione. Un tempo si diceva che Milano chiede preti, ma non offre seminaristi. Forse è un luogo comune che può essere corretto. In alcune classi di preti gli ordinati provenienti da Milano sono stati in proporzione rilevante. Io cerco collaboratori per la missione. Così voglio visitare la città: le parrocchie e le istituzioni, le organizzazioni di carità, le iniziative educative, i luoghi di preghiera e i luoghi della cultura, le attività produttive e gli ambienti della sofferenza. Cerco Dio, cerco i segni del Regno, cerco quello che abbiamo perduto, cerco quello che sta preparando il futuro della città, cerco quelli che si fanno avanti perché la missione continui.