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Commento alla Parola: 03.01.2022 – 08.01.2022

Lunedì 3: Dn 2,36-47; Sal 97 (98); Col 1,1-7; Lc 2,36-38
«Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere» (Lc 2, 37)
Anna, questa anziana profetessa, vive da sempre una religiosità fedelissima: una vita interamente dedicata a Dio. Gli anni non l’hanno accomodata in una routine ordinaria, fatta di gesti ripetuti senz’anima. Infatti ci colpisce subito la sua freschezza, la sua immediatezza nel vedere che proprio in quel bambino si realizza finalmente il grande sogno di un popolo, ci impressiona la lode che prorompe spontanea dalle sue parole, segno di un cuore vivace, che arde, che non ha mai smesso di attendere con speranza incrollabile. La giovinezza interiore non dipende dall’anagrafe. È soltanto una questione di cuore.

Martedì 4: Dn 7,9-14; Sal 97 (98), 2Ts 1,1-12; Lc 3,23-38
«Figlio di Adamo, figlio di Dio» (Lc 3, 38)
Questa sequela così lunga di nomi per lo più sconosciuti può indurci alla noia o lasciarci perplessi. Quale Parola di Dio possono mai contenere? In realtà è un tornare a ritroso che ci accompagna fino al primo uomo, fino a quel principio senza principio che è il Padre. E ci ricorda che la storia umana non è soltanto una successione ininterrotta di generazioni di uomini e donne che vivono sul pianeta nelle varie epoche. In tutto infatti questo c’è uno straordinario ed immenso disegno, un progetto d’amore che abbraccia tutti, una presenza che non abbandona mai nulla al caso, ma raccoglie e custodisce ogni realtà avendo di tutto una cura speciale.

Mercoledì 5: Tt 3, 3-7; Sal 71 (72); Gv 1, 29a. 30-34
«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1, 29)
Soltanto Dio poteva pensare che per cancellare il male del mondo il mezzo più adatto, anzi l’unico sistema veramente efficace, sarebbe stato un agnello indifeso. È un’idea che ci chiede una conversione del pensiero davvero sconvolgente. Noi infatti siamo tutto sommato convinti che occorrerebbe produrre leggi più rigorose, costruire nuove carceri, utilizzare minacce più efficaci, moltiplicare i premi per i buoni. Invece la croce continua ad insegnarci che solo chi è disarmato può trasformare i cuori, solo chi ama tutti può arrivare nel profondo, solo la bontà incatena la violenza, solo il perdono neutralizza il male.

Giovedì 6: Is 60,1-6; Sal 71 (72); Tt 2,11 – 3,2; Mt 2,1-12
“Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce!”
Isaia ha un invito bellissimo “Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce!” È quello che siamo chiamati a fare, oggi, in questo tempo. Alzarci e cioè non rimanere fermi su quello che siamo, ma rimetterci in cammino con entusiasmo e con gioia. Ma poi ci viene anche detto “rivestiti di luce”, perché se Dio è la luce noi siamo chiamati a rivestirci di Cristo. E cioè a fare in modo che i nostri comportamenti, le nostre azioni, le nostre parole, i nostri sguardi, assomiglino sempre di più a quelle azioni, a quegli sguardi, che sono tipici di Cristo. E allora, rivestiti di luce, diventeremo persone che sanno portare la luce, soprattutto a color che sono nelle tenebre e a coloro che non sanno riconoscere la luce che sta venendo incontro a tutti gli uomini. Questo è il nostro compito di cristiani, ma per poter far questo dobbiamo innanzitutto guardare la luce che viene verso di noi e alzarci con entusiasmo per correrle incontro.

Venerdì 7: Ct 1,1; 3,6-11; Sal 44 (45); Lc 12,34-44
«Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12, 34)
Le attività della vita di ogni giorno esigono spesso la concentrazione di tutte le nostre energie: fisiche, intellettuali, creative, affettive, relazionali, ecc. Uscendo da questi impegni ci accorgiamo che eravamo proprio immersi lì, con tutto noi stessi. Quella realtà è diventata il centro di tutto. Magari ci ha entusiasmati, accesi oppure delusi e svuotati, ma poco importa: quello non è il tutto, il nostro tesoro è altrove ed è importante ricordarcelo, dircelo. Ciò che abbiamo fatto ha valore perché era la volontà di Dio. Ora ce n’è un’altra. E la fatica è saltare subito in quel nuovo incontro o impegno, senza trattenere nulla di quanto è avvenuto. Anche questa è vigilanza.

Sabato 8: Ct 4, 7-15. 16e-f; Sal 44 (45); 2 Cor 11, 2; Mt 5, 31-32
«Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio» (Mt 5, 32)
La morale di Gesù ci educa a non concentrarci mai solo su noi stessi, ma a vedere sempre il fratello, a rivivere in noi le conseguenze del mio comportamento verso di lui. Abbandonare la moglie, dice Gesù, è dimenticare di domandarsi: e adesso, cosa ne sarà di lei? Come colmerà la sua solitudine alla quale la costringo? Come reagirà vedendomi con un’altra donna? Lei alla quale avevo promesso fedeltà eterna, lei che ha costruito il suo futuro su questa mia promessa, come riempirà questo vuoto? Occorre immedesimarmi in lei, sentire mie le sue lacrime. Una morale come quella del Cristianesimo, fondata sull’amore, non può mai prescindere da queste domande, da queste esigenze.

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