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Commento alla Parola: 8.11.2021 – 13.11.2021

Lunedì 8: Ap 19,6-10; Sal 148; Mt 24,42-44
«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24, 42)
È facile vivere senza aspettare nessun ritorno del Signore. La vita ci offre la possibilità di moltiplicare gli impegni, di tendere ad obiettivi sempre più alti, di ideare e creare situazioni sempre nuove: così coinvolti in ciò che facciamo e nelle responsabilità che ci sono affidate, siamo sempre richiamati e circondati dalle realtà immanenti, per cui risulta difficile rimanere nell’attesa della Sua venuta. Ci rimane solo una chance: allenarsi ad essere sempre, attimo per attimo, nella volontà di Dio, protesi a fare quello che Lui ci chiede. In questo modo ci troveremo comunque sorpresi, colti in un momento in cui non ce l’aspettavamo, ma in attesa di Lui anche se non ci pensavamo.

Martedì 9: 1Re 8,22-23.27-30; Sal 94 (95); 1Cor 3,9-17; Gv 4,19-24
«Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre» (Gv 4, 21) L’adorazione a Dio è necessaria all’uomo. Non possiamo fare a meno di inginocchiarci di fronte a Lui, riconoscendo che Lui è tutto e noi siamo nulla. Ma adorare non è questione di luoghi: la vera adorazione può esprimersi in mille modi diversi, ma è anzitutto un gesto interiore, avviene nel segreto di quel dialogo con Dio al quale Gesù non smette di invitarci e che quindi siamo sempre invitati a coltivare. Questo non esclude l’importanza dei luoghi (Gesù andava al tempio sin da piccolo, se ne è preso cura anche con molta decisione per purificarlo), ma la subordina al primato dell’esperienza interiore.

Mercoledì 10: Ap 20,11-15; Sal 150; Mt 25,1-13
«Le vergini stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”» (Mt 25, 8)
Occorre essere preveggenti. Vivere sempre improvvisando, pretendendo che la Provvidenza debba sempre risolvere i problemi che lasciamo in sospeso per la nostra pigrizia o superficialità, non dà ottimi frutti, neanche nella vita di fede. Certo, sappiamo benissimo che non riusciamo ad arrivare dappertutto e che tanto spesso non ci rimane che affidarci pienamente all’aiuto di Dio, perché la vita ci pone di fronte a situazioni che ci superano da ogni parte. Però il richiamo a fare bene la nostra parte, rimane. La strada migliore è affidarci alla promessa di Gesù, secondo la quale chi cerca il Regno di Dio riceve tutto quanto gli sarà necessario, sapendo per esperienza che la Sua misericordia supera ogni immaginazione.

Giovedì 11: Sir 50,1; 44,16a.17ab.19b-20a.21a.21d.23a-c; 45,3b.12a.7.15e-6c;
Sal 83 (84); 1Tm 3,16 – 4,8; Mt 25,31-40; oppure Lc 6,29b-38
«Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro» (Lc 6, 30)
Questa libertà è invidiabile, perché non ci si attacca a nulla e non si hanno dipendenze verso nessuno. Ma sarebbe impossibile a chiunque, se non avessimo un tesoro diverso che ci fa sentire ricchi. È la certezza che la cultura del dare porta poi ulteriori ricchezze con sé. Da un lato il donare permette di creare relazioni nuove e già questo è un valore aggiunto, che spesso può aprirci orizzonti sconosciuti e promettenti. Inoltre donare è scommettere sulla Provvidenza e questo ci lega di più a Dio e ci permette di vedere come Lui si prende concretamente cura di noi, anche nei dettagli delle necessità quotidiane.

Venerdì 12: Ap 22, 12-21; Sal 62 (63); Ap 1, 8; 2, 25; 2 Tm 1, 12; Mt 25, 31-46
«E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”» (Mt 25, 40)
Gesù chiama “suoi fratelli” tutti questi bisognosi. Possiamo quindi dire che è Lui a inaugurare, a vivere per primo, in modo pieno e ineguagliabile, quella fraternità universale che potrebbe essere davvero la gioia dell’umanità sulla terra. Per Lui sono davvero tutti fratelli quei miliardi di scartati che popolano il mondo. E, come se non bastasse, si identifica in ciascuno di loro. Tutti altri Gesù. È per questo che il valore di una vita si misura su quanto siamo capaci di spenderla per loro. Questo significa lasciarsi attrarre e coinvolgere da chi non è né attraente, né coinvolgente. Sembra una scelta perdente, che non mi farà stare bene, e invece regala poi nuove gioie e sorprese.

Sabato 13: Dt 31,24 – 32,1; Sal 28 (29); Rm 2,12-16; Mc 13,5a.33-37
«Voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati» (Mc 13, 35-36)
Se non lo sappiamo è inutile fare previsioni e dare retta a chi vuole rivelarci la data della fine del mondo o della nostra vita. Non la sappiamo, non la sa nessuno ed è inutile protestare. Sappiamo solo che coglierà tutti di sorpresa, peccatori e santi. Si tratta quindi di non essere addormentati. Le varie forme di narcosi, di ottundimento sono molto diffuse: dall’illusione della ricchezza, del potere e del successo, alla ricerca continua di gratificazioni di vario genere, che ci rendono insensibili ai bisogni e ai dolori dei fratelli e che talora ci strappano ai nostri doveri. Dobbiamo risvegliarci spesso da molti tipi di sonno.

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