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Commento alla Parola 21.08.2023 – 26.08.2023

lunedì 21: Esd 2,1-2.61-65.68-70; Sal 125 (126); Lc 12,42b-48
«Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi» (Lc 12, 42-44)
Quando ci mettiamo in mente che occorra fare cose esorbitanti per guadagnarci con Dio un posto al sole, ci fa bene ascoltare queste parole, in cui appare evidente che anche la semplice fedeltà è abbondantemente premiata. Questo amministratore non fa nulla più (e nulla meno) di quanto gli viene richiesto, eppure gli viene affidato tutto il patrimonio del padrone. Ha un atteggiamento umile, laborioso, puntuale, quello di chi si sa collaboratore e non protagonista, di chi non vuole rubare il palcoscenico, ma riconosce così che l’opera che compie non gli appartiene, non è un suo potere. Vive con semplicità il servizio.

martedì 22: 1) Sir 24,3a.4.6b.22; Sal 44 (45); Rm 8,3b-11; Lc 1,26-33
«Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33)
Le parole di Gabriele nell’annunciazione profetizzano un regno che non si concluderà mai. Dovevano suonare parecchio strane, esagerate, alla giovane Maria che si sentiva coinvolta in un disegno così sconfinato. E chissà quale sarà stata la sua sorpresa nello scoprire, con il tempo, che in quel disegno lei stessa avrebbe avuto il ruolo di madre dell’umanità e di Regina del cielo e della terra. Dio infatti promette tutto e mantiene oltre ogni dire, riservando nel tempo futuro per i suoi figli un’abbondanza e una pienezza che le parole non riescono a descrivere.

mercoledì 23: Esd 4,24 – 5,17 ; Sal 24 (25); Lc 12,54-56
«Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?» (Lc 12, 56)
La sapienza popolare era molto ferrata nelle previsioni meteorologiche, gli anziani andavano a colpo sicuro sul tempo che ci sarebbe stato. Una destrezza che occorre applicare anche nelle cose di Dio. Ci sono delle costanti che con il passare degli anni si imparano a riconoscere e ci parlano del Signore. Dio infatti usa il nostro vocabolario per parlare la nostra lingua, ci istruisce interiormente, ci mette sulla strada persone giuste al momento giusto, ci dà conferme, spesso ci sorprende, ma sempre per risvegliarci ad una vita più evangelica, ci prepara con alcune prove, ci affida nuovi compiti. Poco a poco impari a riconoscerLo sempre più rapidamente.

giovedì 24: Ap 21,9b-14; Sal 144 (145); Ef 1,3-14; Gv 1,45-51
«Natanaele gli domandò: “Come mi conosci?”. Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Gli replicò Natanaele: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”» (Gv 1, 48-49)
Un breve dialogo che lascia alcune domande inevase, le spiegazioni che vengono date non suonano del tutto convincenti. Non è chiaro infatti cosa facesse Natanaele sotto l’albero di fichi, né perché questo dettaglio sia così rilevante da convertire all’improvviso l’amico di Filippo. È bello però vedere che tra Gesù e Natanaele c’è come un piccolo segreto, una specie di intesa inafferrabile, si intuisce che in quello sguardo di Gesù Natanaele si è sentito all’improvviso profondamente conosciuto e amato, pronto a spazzare via subito tutti i suoi pregiudizi, con un’apertura e una fiducia complete.

venerdì 25: Esd 7,1a.6b-26; Sal 121 (122); Lc 13,6-9
«Disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime”» (Lc 13, 7-8)
Dopo tre anni senza frutti, pensare che un albero possa tornare a produrne è un po’ illusorio. Perdere tempo a concimare un fico così sterile sembra un accanimento terapeutico. Ma la pazienza di Dio non si misura con i nostri criteri, semplicemente perché la fiducia di chi ama non si arrende mai, continua a sperare contro ogni speranza, offre sempre nuove possibilità. E la storia cristiana pullula di santi che venivano considerati irrimediabilmente perduti, sui quali nessuno avrebbe più scommesso un centesimo, che hanno invece cambiato la storia.

sabato 26: Dt 5,23-33; Sal 95 (96); Eb 12,12-15; Gv 12,44-50
«Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre» (Gv 12, 46)
Gesù è proprio la luce che rischiara ogni cuore. Chiunque si avvicini a Lui trova quello che cerca, inizia a vedere ciò di cui prima non si accorgeva, come se fosse cieco. Non c’è età, cultura o condizione che faccia eccezione. Certo, la luce più abbagliante è quella della Sua croce, quella di un Dio pronto ad amare fino a morire per ogni uomo, ma ogni Sua Parola, ogni gesto brilla e rischiara i cuori. Liberare dal buio, dalle tristezze, dalle disperazioni è la Sua prima opera di salvezza, ma soprattutto difenderci dalla morte, dal male per farci gustare la gioia di una vita nell’amore come la Sua.

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