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Commento alla Parola: 12.12.2022 – 17.12.2022

Lunedì 12: Ger 24,1-7; Sal 105 (106); Zc 11,4-13; Mt 21,33-46
«La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo». (Mt 21,42)
Gesù ha la netta intuizione della sua fine cruenta. I profeti che l’hanno preceduto, hanno avuto il medesimo trattamento, perseguitati, torturati e uccisi perché ricordavano la volontà di Dio. Parlando ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo, Gesù è molto chiaro: il progetto d’amore di Dio non si ferma davanti a disobbedienza e peccato. La tentazione dell’uomo di ogni tempo è di impadronirsi di ciò che Dio gli ha già donato. La pietra su cui sarà costruito il nuovo popolo del Signore, sarà salda perché è colui che si è totalmente donato da divenirne solido fondamento e loro, non riconoscendolo, resteranno esclusi. Chi non accoglierà Cristo, pietra di salvezza, inciamperà e cadrà. Ciascuno di noi è una vigna del Signore, ci è affidata la vita nella pienezza del dono: so riconoscere i servi buoni di Dio che hanno il compito di dissodare, irrigare e curare la mia vita perché porti frutto?

Martedì 13: Ger 30,1-9; Sal 88 (89); Zc 12,1-7a; Mt 22,15-22
«Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?» (Mt 22,20)
Creati a immagine e somiglianza di Dio (Gn 1,27) portiamo nel nostro cuore la sua iscrizione. È lecito chiederci con onestà se, all’esterno, questa immagine di Dio che siamo, sia visibile a chi c’incontra, se il nostro volto e i nostri occhi riflettono la luce del Risorto presente in noi. Quello che a noi deve importare è la fedeltà al Padre, per conformarci sempre più a Cristo, nel “restituire” la vita ricevuta in dono per renderla sempre più in comunione con la Trinità. Gli altri “poteri” politici o civili non possono e non devono distoglierci da questo punto fermo che ispira poi lo stile del vivere quotidiano: fraternità, condivisione, solidarietà, dono gratuito di sé, mitezza, misericordia, libertà di coscienza, ecc. Il nostro dedicarci a Dio non ammette “concorrenti”. La divinizzazione dell’imperatore romano non può interferire nelle scelte personali relative alla fede. Ogni esistenza umana è di immenso valore perché ciascuno ha dignità di figlio di Dio.

Mercoledì 14: Ger 30,1.18-22; Sal 88 (89); Zc 12,9 – 13,2; Mt 22,23-33
«Vi ingannate, perché non conoscete le Scritture e neppure la potenza di Dio». (Mt 22,29)
Non è possibile comprendere la risurrezione dei corpi con gli schemi di questo mondo. Inoltre Gesù non vuole nemmeno lasciarsi imbrigliare in una casistica, così da fondare i criteri della fede nel Dio dei viventi classificando tutte le possibili circostanze in cui una persona potrebbe venire a trovarsi. L’uomo attaccato alla religione la vive in modo formale, attento unicamente a norme e precetti, come in questo caso, per giustificare questa maniacale tendenza, rasenta il ridicolo con quanto i sadducei vanno a chiedere a Gesù. L’uomo che invece vive di fede, appoggia tutta la sua vita e le sue sicurezze su colui che ha il potere di dare una vita nuova, di strappare dalla morte. Gesù stesso risorgerà da morte quale «primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20), questa sarà la suprema prova dell’onnipotenza di Dio in favore del Figlio, per la salvezza di tutta l’umanità.

Giovedì 15: Ger 31,1-7; Sal 104 (105); Zc 14,1-11; Mt 23,1-12
«Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato». (Mt 23,11-12)
Gesù condanna duramente scribi e farisei che usano la relazione con Dio per prevaricare sul popolo con un legalismo oppressivo a proprio vantaggio personale. La fede in Dio non è costituita da atti religiosi che garantiscono l’esecuzione e il rispetto di norme e leggi, dimenticando che la fede è anzitutto gioia, pace, speranza, misericordia, ecc. L’impegno prioritario è scoprire il volto di Dio nell’ascolto delle Scritture, nella preghiera e nell’esercizio della carità fraterna. L’altro atteggiamento che Gesù rimprovera è senza dubbio quello dell’incoerenza: “dicono e non fanno”, come anche il mostrarsi in atti religiosi bigotti o esibizionisti al solo fine di conquistare privilegi sociali o politici. L’autorità che Cristo propone e insegna alle folle che ascoltano la sua predicazione ha lo scopo di indicare il servizio come criterio del dono di sé gratuito, non certo quello dell’autoritarismo dei farisei.

Venerdì 16: 2Sam 7,4-5a.12-14a.16; Sal 88; Rm 4,13.16-18; Mt 1,18b-24
«Mentre stava considerando queste cose, gli apparve in sogno un angelo del Signore». (Mt 1,20)
Il sogno è simbolo della vita spirituale che ognuno è chiamato a coltivare e custodire, dove Dio si manifesta e parla. Ma in noi ci sono tante altre voci: le voci delle nostre paure, delle speranze e anche la voce del maligno che vuole ingannarci. È importante riconoscere la voce di Dio in mezzo alle altre voci. Giuseppe dimostra di saper coltivare il silenzio necessario e, soprattutto, prendere le giuste decisioni davanti alla Parola che il Signore gli rivolge interiormente. Spesso la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione. Pregare, in quei momenti, significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare, molto spesso fa nascere in noi l’intuizione per risolvere la situazione. La preghiera è sempre legata alla carità. Solo quando uniamo alla preghiera l’amore, l’amore per Dio e per il prossimo, riusciamo a comprendere come vivere da figli di Dio.

Sabato 17: Rt 1,1-14; Sal 9; Est 1,1a-1r.1-5.10a.11-12; 2,1-2.15-18; Lc 1,1-17
«Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due avanti negli anni». (Lc 1,6-7)
Con questa pagina evangelica si chiude il Primo Testamento e inizia il Nuovo. Zaccaria ed Elisabetta osservavano la Legge mosaica in modo irreprensibile, tuttavia non avevano una pienezza di vita perché Elisabetta era sterile. Non avere figli, nella mentalità del tempo, era segno di una non benedizione da parte di Dio, probabilmente imbarazzante per Zaccaria che era sacerdote! L’annuncio che Zaccaria riceve da parte dell’angelo apre la possibilità di una fecondità nonostante la sterilità, come accaduto a diversi personaggi del Primo Testamento. Questo fatto apre la strada per iniziare la nuova alleanza che sarà irrevocabile, con la nascita dell’ultimo dei profeti che dovrà chiamarsi Giovanni, ossia, “Dio è misericordia”. Rinchiusi sotto l’antica Legge non vi erano umane possibilità di aprire un nuovo percorso, Dio interviene nella storia preparando gli uomini con un precursore del Messia.

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