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Commento alla Parola: 21.11.2022 – 26.11.2022

Lunedì 21: Ger 2,1-2a; 3,1-5; Sal 76 (77); Zc 1,1-6; Mt 11,16-24
«A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”» (Mt 11, 16-17)
Questi bambini sono artisti intraprendenti, creano piccoli spettacoli, animano come possono la vita della piazza, ma i loro amici rimangono lì oziosi a chiacchierare, insoddisfatti e annoiati, li guardano senza lasciarsi coinvolgere, sono bravi solo a criticarli. Corriamo anche noi questo rischio. Disperderci in conversazioni inutili o in discussioni senza fine che svuotano il cuore, attendere sempre che siano gli altri a cambiare, taglienti nel condannare, forti nel distruggere, poveri nel costruire. Se ci aiutassimo a fissare lo sguardo sulle cose belle che Dio ci regala, saremmo più grati e felici e il Vangelo correrebbe più spedito.

Martedì 22: Ger 3,6-12, Sal 29 (30); Zc 1,7-17; Mt 12,14-21
«Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni» (Mt 12, 20-21)
È bella questa cura di chi è fragile. Questo interesse per chi non ce la fa, per chi è in un angolo e non si aspetta più nulla dalla vita, per chi soffre e attende solo un orecchio che ascolti le sue ansie e le sue paure. Ma anche per chi non se lo merita e non sembra affidabile, per chi ha sbagliato e tutti condannano, per chi viene visto come un peso o una vergogna e la colpa è sua. È bello che Dio faccia così, abbia occhi e cuore soprattutto per loro, voglia riaccendere sorrisi sui volti di quelli che non contano, che sanno di non meritarlo, e che sono tanti, tantissimi.

Mercoledì 23: Ger 3,6a.12a.14-18; Sal 86 (87); Zc 2,5-9; Mt 12,22-32
«Chi non è con me è contro di me». (Mt 12,30)
I figli del regno sono con Gesù, lo riconoscono Figlio di Dio e Messia, vedono le opere che compie e ascoltano la sua Parola. Cristo agisce con la potenza dello Spirito Santo, per cui le guarigioni e gli esorcismi che compie sono motivi di credibilità verso la sua persona. L’ostinazione a non riconoscere l’opera dello Spirito in Gesù, soprattutto rifiutando la sua più grande manifestazione che è la Pasqua di risurrezione, ha come conseguenza l’autoesclusione dal regno di Dio. Ci sono ancora persone cieche e mute, che avversano l’annuncio del regno, falsificano la realtà dell’agire di Cristo per il loro tornaconto personale, assecondano il padre della menzogna che è appunto Satana. Chiediamo al Signore di non lasciarci mai mancare la luce dello Spirito, il dono dell’Intelletto, perché sappiamo riconoscerlo, disposti a mettere in discussione le nostre personali vedute se non coincidono con la sua mentalità.

Giovedì 24: Ger 3,6a.19-25; Sal 85 (86); Zc 2,10-17; Mt 12,33-37
«La bocca infine esprime ciò che dal cuore sovrabbonda». (Mt 12,34)
Le calunnie dei farisei contro Gesù dimostrano che hanno il cuore cattivo, per cui li chiama figli di vipere perché discendono dal serpente infernale (Mt 3,7). Il cuore nella Bibbia è il centro spirituale della personalità umana e Gesù lo paragona ad uno scrigno buono o cattivo. Il cuore non è solo la sede dei sentimenti, come intendiamo noi occidentali, ma per la Scrittura comprende tutta la persona, quindi anche intelligenza e volontà. Ciò che hai nel cuore, viene focalizzato nei pensieri e poi esce dalla bocca. Le parole possono consolare, medicare, edificare, confortare una persona. Possono anche far male, arrivando fino a “uccidere” moralmente qualcuno quando sono menzognere, irresponsabili, e vuote. Parole malvagie! I figli del regno si esprimono così: «La sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera» (Gc 3,17).

Venerdì 25: Ger 3,6a; 4,1-4; Sal 26 (27); Zc 3,1-7; Mt 12,38-42
«Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona!» (Mt 12,41)
Ritorna qui per bocca degli scribi e farisei la seconda delle tentazioni subite da Gesù da parte del diavolo nel deserto (Mt 4,1-11), quella di un messianismo spettacolare, fatto di prodigi strabilianti per ottenere la liberazione del popolo d’Israele. Gesù qui resta fermo e risponde duramente a tale richiesta, ricordando che i pagani di Ninive si convertirono alla predicazione di Giona, mentre loro, pur conoscendo le Scritture, non riconoscono Gesù come Messia inviato dal Padre. Il giudizio finale sarà appunto basato sull’accoglienza o meno di Cristo. Il segno più grande che i farisei continueranno a rifiutare sarà proprio quello della risurrezione di Gesù con il suo ritorno glorioso come giudice che il Sinedrio rifiuterà (cfr. Mt 26,64). I figli del regno sono miti, discreti e pazienti. Hanno il cuore aperto a Cristo per cui tutto ciò che sono e che fanno è rivolto ad accogliere, ascoltare, imitare il Maestro.

Sabato 26: Ger 3,6a; 5,1-9b; Sal 105 (106); Eb 2,8b-17; Mt 12,43-50
«Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre». (Mt 12,49-50)
I figli del regno sono coloro che ascoltano la Parola di Gesù e fanno la volontà del Padre, sono la vera famiglia di Cristo. Non contano più i legami di parentela. C’è un’alleanza nuova da sottoscrivere, un’appartenenza che passa attraverso l’adesione obbediente al Signore che domanda di vivere un rapporto filiale con Dio e di fraternità tra noi. I figli del regno, seguendo il loro Maestro, non sono sprovveduti. Sono consapevoli che questa appartenenza è costantemente minata dalle insidie dello spirito impuro, che ha lo scopo di allontanarci da Cristo. La conversione è un atteggiamento di vita permanente per rimanere fedeli a Cristo, certi del suo sostegno di grazia che viene dallo Spirito di Dio. Generazione malvagia sono coloro che assomigliano ai bambini che rifiutano un gioco e anche l’altro, che vogliono continuamente “segni” per credere e non hanno il cuore mite e semplice come quello di Cristo.

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