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Commento alla Parola: 17.10.2022 – 22.10.2022

Lunedì 17: 2Gv 1-13; Sal 79 (80); Gv 1,40-51
«Gli rispose Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Gli replicò Natanaele: “Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”. Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!» (Gv 1, 48-50)
A Natanaele basta poco per scacciare tutti i suoi pregiudizi sui nazaretani, che pure erano ben radicati nella mentalità popolare. Appena si sente conosciuto e amato ha uno slancio di fede aperto e dichiarato per Gesù. Un entusiasta, insomma. Gesù non butta acqua sul fuoco, al contrario accende ulteriormente i suoi sogni. Sincerità ed entusiasmo sono ingredienti molto preziosi per seguire Gesù: certo, occorre non cadere nell’ingenuità, né accontentarsi dell’effervescenza dei sentimenti, però sono qualità che tengono aperto il cuore, che aiutano a lanciarsi al di là dell’ostacolo, che nutrono la fiducia e trascinano altri nell’avventura del Vangelo.

Martedì 18: At 1,1-8; Sal 88 (89); Col 4,10-16.18; Lc 10,1-9
Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi. (Lc 10,3)
La carità obbliga ogni cristiano ad amare il prossimo, cioè ogni uomo, come sé stesso, e di conseguenza a fare della salvezza del prossimo il grande affare della propria vita. Ogni cristiano deve dunque essere apostolo: non è un consiglio, è un comandamento; il comandamento della carità. Occorre essere caritatevoli, miti, umili con tutti gli uomini: è questo ciò che abbiamo imparato da Gesù. Non essere militanti con nessuno: Gesù ci ha insegnato ad andare “come agnelli in mezzo ai lupi”. Occorre “farsi tutto a tutti per donarli tutti a Gesù”, avendo con tutti bontà e affetto fraterno, facendo tutti i favori possibili, stabilendo un contatto affettuoso, essendo un fratello tenero per tutti, per condurre poco a poco le anime a Gesù praticando la sua mitezza.

Mercoledì 19: Ap 1,10; 2,8-11; Sal 16 (17); Mc 6,7-13
Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì.(Mc 6,10)
Come sei buono, mio Dio, a indicarci così esattamente ciò che dobbiamo fare, quando, predicando il Vangelo, riceviamo l’ospitalità! Come sei buono, mio Dio, a darci questo comandamento così fatto per sviluppare la carità fra gli uomini, così adatto a stabilire legami d’affetto, di stretta riconoscenza fra gli operai evangelici e i loro ospiti, così adatto a riscaldare i cuori sviluppando in essi l’amicizia, la stima reciproca, e rendendoli così, non solo sempre più teneri e affettuosi per tutti gli uomini, ma anche più caldi, più ardenti nel tuo amore… Poiché abbiamo un solo cuore, se è di ghiaccio per gli uomini, sarà di ghiaccio per Dio. Se è di fuoco per gli uomini, sarà di fuoco per Dio.

Giovedì 20: Ap 1,10; 2,18-29; Sal 16 (17); Lc 10,1b-12
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!». (Lc 10,2)
Come sei buono, o divino lavoratore, a vegliare con tanta cura su queste spighe e a fare tanto per poterle riporre un giorno nei granai del Padre celeste! Non solo, o Gesù, predichi tu stesso, e con tante fatiche e persecuzioni; non solo preghi tu stesso per la tua messe, ma vi mandi degli operai; non solo lo fai nel presente, ma istituisci la tua Chiesa affinché, da una parte, la tua parola si ripeta nel mondo intero, ogni giorno, a ogni ora, dall’altra, degli operai evangelici lavorino in tutti i luoghi fino alla fine dei secoli nella messe delle tue spighe. Inoltre preghiere istituite da te e ispirate da te, così come sacrifici di una santità infinita, non cessino di salire, fino alla fine del mondo, dalla terra verso il cielo, per ottenere un’abbondante messe! Come sei divinamente buono!

Venerdì 21: Ap 1,10; 3,7-13; Sal 23 (24); Lc 8,1-3
In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. (Lc 8,1)
Come sei buono, mio Dio, a fare tante corse, ad affaticarti tanto per il bene delle nostre anime! Il duro lavoro di Nàzaret, il digiuno del deserto, le corse della vita pubblica, il calvario, tutto questo per noi, come sei buono! Come sei buono a mostrarci il valore che dobbiamo attribuire alle anime, all’anima di ogni uomo, a un’anima umana qualsiasi, per la briga che ti prendi per illuminarle! Come sei buono a darci l’esempio dello zelo infaticabile con il quale dobbiamo lavorare per salvare le anime, sia con la predicazione sia con gli altri mezzi che metti a nostro uso. Affatichiamoci per Gesù, che si è tanto affaticato per noi… Lavoriamo con uno zelo infaticabile alla salvezza delle anime per le quali Gesù si è tanto affaticato, ha sofferto ed è morto.

Sabato 22: Dt 26,1-11; Sal 96 (97); Eb 11,1-2.8-9.23-29; Lc 5,1-11
Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. (Lc 5,10-11)
Gli uomini non hanno da «scegliere» la loro vocazione: essendo la vocazione una «chiamata», le parole «scegliere la propria vocazione» sono un non senso. Non si sceglie la propria vocazione, la si riceve, e si deve cercare di conoscerla, prestare orecchio alla voce di Dio, osservare attentamente i segni della sua volontà, impiegare i mezzi conosciuti dal prete per sapere ciò che Dio vuole dall’anima, e, una volta conosciuta la volontà di Dio, farla, qualunque essa sia, costi quel che costi, ecco il dovere dell’anima.

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