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Commento alla Parola: 10.10.2022 – 15.10.2022

Lunedì 10: 2Tm 2,16-26; Sal 85 (86); Lc 21,5-9
«Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: ”Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”» (Lc 21, 5-6)
Gesù non ha paura di vedere crollare il tempio di Gerusalemme, sa bene che sulla terra tutto è precario e che non bisogna attaccarsi a nulla. Educa perciò i suoi a non far dipendere la loro sicurezza dalla bellezza luccicante del tempio o dall’orgoglio della loro stirpe e li prepara ad affrontare i tempi difficili. Il discepolo non potrà scandalizzarsi di fronte a guerre e rivoluzioni, perché era stato chiaramente avvertito: cercherà di vivere tutto questo avendo fatto tesoro degli insegnamenti del maestro su come comportarsi in simili situazioni. È facile infatti lasciarsi deprimere dalle difficoltà, ma Gesù non lo vuole permettere.

Martedì 11: 2Tm 3,1-9; Sal 35 (36); Lc 21,10-19
«Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita» (Lc 21, 17-19)
Il quadro dei fatti terrificanti e delle persecuzioni a tutto campo che Gesù tratteggia è fosco come di più sarebbe difficile immaginare. C’è da far tremare chiunque. Ma Lui è e sarà sempre al nostro fianco, pronto ad illuminarci dal di dentro, a darci una sapienza che sorprenderà anche noi, ricordandoci che siamo al sicuro, perché nessuno ci strapperà mai dalla mano del Padre, né in vita né in morte. È la forza inspiegabile dei martiri: visti dal di fuori ci si domanda come abbiano potuto resistere, ma dal di dentro il Signore li ha sostenuti ad ogni passo rendendo possibile ciò che visto da fuori appare impossibile.

Mercoledì 12: 2Tm 3,10-17; Sal 18 (19); Lc 21,20-24
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città» (Lc 21, 20-21)
Arriva il momento in cui occorre perdere tutto, sbarazzarsi di ogni attaccamento a cose, a situazioni, anche a persone, scappare via senza indugio, senza voltarsi indietro. Gesù insegna a vivere questo atteggiamento di fronte alla devastazione imminente di Gerusalemme, ma per estensione possiamo applicare questa stessa indicazione di fronte ad ogni pericolo per la nostra vita interiore, di fronte ad ogni tentazione. Ci sono nemici che sono più forti di noi, contro i quali è assolutamente illusorio pensare di poter combattere. L’unica soluzione è la fuga, senza ascoltare altre suggestioni: una scelta dettata dall’umiltà, dalla consapevolezza della propria fragilità, per salvarsi.

Giovedì 13: 2Tm 4,1-8; Sal 70 (71); Lc 21,25-33
«Gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21, 26-28)
Nel tempo della grande tribolazione il discepolo non dispera. Sa che non esiste periodo della storia in cui non sia all’opera la grazia di Dio. Anche nelle situazioni più disumane può sempre far rinascere l’amore: l’esperienza di tanti cristiani noti e meno noti non smette di testimoniarlo. Molto probabilmente questo sta succedendo anche adesso in qualche parte del mondo dove le persecuzioni sono feroci. Nella desolazione dell’odio e della violenza sbocciano sempre germogli di amore e di perdono che non sfioriranno mai, che rimarranno nei secoli per ricordare che, da qualunque maceria, c’è sempre un mondo nuovo che nasce.

Venerdì 14: At 1,12-14; Sal cfr. Gdt 13,18-20; Gal 4,4-7; Lc 1,26b-38a
Vegliate in ogni momento pregando. (Lc 21,36)
Vegliamo e preghiamo incessantemente, vegliamo, cioè: abbiamo una grande prudenza nei nostri pensieri, nelle nostre parole, nelle nostre azioni; non dico lentezza, ma prudenza: pur essendo vivi, rapidi, energici, facciamo grande attenzione a tutto ciò che diciamo, pensiamo, facciamo, al fine di non dire, pensare, fare niente che dispiaccia a Dio, che sia altro da ciò che nostro Signore farebbe, direbbe, penserebbe al nostro posto. Agendo, pensando, parlando facciamo un’estrema attenzione… E dopo aver pensato, parlato, agito, esaminiamo ciò che abbiamo pensato, detto, svolto, per vedere se abbiamo fatto in tutto la volontà di Dio, fatto il meglio, fatto ciò che piace di più a nostro Signore, fatto ciò che Lui avrebbe fatto al nostro posto.

Sabato 15: Es 40,1-16; Sal 95 (96); Eb 8,1-2; Gv 2,13-22
Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato! (Gv 2,16b)
Bisogna passare per il deserto e soggiornarvi per ricevere la grazia di Dio: è là che ci si svuota, che si scaccia da sé tutto ciò che non è Dio e che si svuota completamente questa piccola casa della nostra anima per lasciare il posto a Dio solo. È indispensabile. È un tempo di grazia. È un tempo attraverso il quale le anime che vogliono portare dei frutti devono necessariamente passare; ci vuole questo silenzio, questo raccoglimento, quest’oblio di tutto il creato in mezzo al quale Dio stabilisce in esse il suo regno, e forma in esse lo spirito interiore, la vita intima con Dio, la conversazione dell’anima con Dio nella fede, nella speranza e nella carità. Più tardi l’anima produrrà dei frutti esattamente nella misura in cui l’uomo interiore si sarà formato in essa.

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