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Commento alla Parola: 29.8.2022 – 3.9.2022

Lunedì 29: Is 48, 22 – 49, 6; Sal 70 (71); Gal 4, 13-17; Mc 6, 17-29
“È troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti d’Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”. (Is 49,6)
Queste le parole che il Signore pronuncia per il suo servo, dopo che egli ha riconosciuto di avere lavorato invano. Nel momento più difficile, quando tutto sembra perduto, il Signore non riduce il compito che gli ha affidato, al contrario lo rilancia: non basterà più rimanere nei confini del popolo di Israele, ma la missione si dilata fino a toccare tutto il mondo. Il Signore rovescia sempre l’interpretazione e le attese umane, proprio questo rovesciamento avviene rendendogli testimonianza, come nel caso del martirio del Battista: è possibile portare altri a lui non con la forza e la potenza, bensì dando la propria vita fino in fondo, anche quando questo appare come un fallimento.

Martedì 30: 1Mac 8, 1-7. 12-18; Sal 36 (37); Lc 3, 15-18
Affidano il comando e il governo di tutti i loro domìni a uno di loro per un anno e tutti obbediscono a quello solo e non c’è in loro invidia né gelosia. Giuda pertanto scelse Eupòlemo, figlio di Giovanni, figlio di Acco, e Giasòne, figlio di Eleàzaro, e li inviò a Roma a stringere amicizia e alleanza, per liberarsi dal giogo, perché vedevano che il regno dei Greci riduceva Israele in schiavitù. (1Mac 1,16-18)
Giuda Maccabeo vede nell’alleanza con i romani la possibilità di uscire dal dominio dei greci, che implicava l’abbandono della fedeltà alla legge del Signore, cerca così di iniziare le trattative. I romani, oltre a essere un popolo vittorioso, appaiono differenti dai greci, perché hanno un rapporto diverso con il potere, lasciando ogni popolazione vivere secondo la propria religione. Giuda Maccabeo vive la sua fede nella storia, comprendendo che la salvezza del popolo è data dalla possibilità di vivere in un regno giusto. Quella sensibilità, nata dalla fede, lo conduce a considerare questioni politiche, facendo progetti di lunga durata. Anche per i cristiani vivere come persone di fede non può escludere una considerazione attenta e partecipe al mondo nel quale si è inseriti, perchè la propria testimonianza sia autentica deve essere capace di interessarsi della vita di tutti.

Mercoledì 31: 1Mac 9, 23-31; Sal 25 (26); Lc 7, 24b-27
Allora tutti gli amici di Giuda si radunarono e dissero a Giònata: «Da quando è morto tuo fratello Giuda, non c’è uomo simile a lui per condurre l’azione contro i nemici e Bàcchide, e contro gli avversari della nostra nazione. Ora noi oggi eleggiamo te nostro capo e condottiero al suo posto, per combattere le nostre battaglie». Giònata assunse il comando in quella occasione e prese il posto di Giuda, suo fratello. (1 Mac 9,28-31)
Quanto avviene alla morte di Giuda maccabeo è abbastanza comune: le molte persone che avevano goduto delle scelte saggie da lui compiute per amministrare il regno subito se ne dimenticano e con facilità si lasciano andare a un’amministrazione iniqua. L’opera del Signore, però, non è abbandonata, egli sa sempre suscitare pochi che, con coraggio, tengano viva la sua opera. Quello sguardo di fede che ha permesso al fratello Giònata di sostituire adeguatamente Giuda può essere anche quello dei cristiani nel tempo presente:
capaci di cercare con speranza e individuare con determinazione i segni della presenza del Signore, per impegnarsi concretamente in favore della giustizia per tutti.

Giovedì 1: 1Mac 10, 1-2. 15-21; Sal 30 (31); Mt 11, 7b. 11-15
Scrisse e spedì a lui questa lettera: «Il re Alessandro al fratello Giònata, salute! Abbiamo sentito dire di te che sei uomo forte e potente e disposto a essere nostro amico. Noi dunque ti nominiamo oggi sommo sacerdote del tuo popolo e amico del re – gli aveva inviato anche la porpora e la corona d’oro – perché tu favorisca la nostra causa e mantenga amicizia con noi». Giònata indossò le vesti sacre nel settimo mese dell’anno centosessanta, nella festa delle Capanne, arruolò soldati e fece preparare molte armi. (1Mac 10,18-21)
Le scelte sapienti compiute da Giònata portano frutto: egli ottiene per il popolo l’alleanza con Alessandro e torna a indossare le vesti sacre. Il credente sa riconoscere l’opera del Signore nella sua storia, un’opera che continua ad agire nella misura in cui con tenacia si è perseveranti senza scendere a compromessi. Come all’origine della storia di Israele il Signore agisce grazie a coloro che apparivano ai margini, privi di sostegno. Ancora oggi ogni credente è chiamato ad avere uno sguardo attento alla sua presenza.

Venerdì 2: 1Mac 15, 15-23a. 24; Sal 66 (67); Gv 1, 35-42
In quei giorni. Arrivarono da Roma Numènio e i suoi compagni, portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano: «Lucio, console dei Romani, al re Tolomeo, salute! Gli ambasciatori dei Giudei sono giunti a noi come nostri amici e alleati, per rinnovare l’antica amicizia e alleanza, inviati da Simone sommo sacerdote, e dal popolo dei Giudei». (1Mac 15,15-16)
L’alleanza con i romani è conclusa. Si tratta di un segno assai positivo, in quanto garantirà ai giudei la protezione nei confronti di tutti i regni che li circondano. Quell’alleanza per la quale i fratelli Maccabei hanno impiegato ogni loro energia è ora portata a termine, a indicare che la loro dedizione perché il popolo di Israele avesse la possibilità di continuare a vivere secondo la sua fede era corretta. La Scrittura interpreta alcuni eventi storici come l’evidenza della vicinanza del Signore, essa non è attuata come un’azione magica, ma è data dal coinvolgimento e dalla perseveranza di alcuni. Proprio oggi ci si può chiedere in quale modo operare perché ciascuno possa agire in favore di tutti, per rendere presente la salvezza data dal Signore.

Sabato 3: Dt 11, 1-8a; Sal 98 (99); 1Tm 6, 11b-16; Gv 14, 21-24
In quei giorni. Mosè disse: «Davvero i vostri occhi hanno visto le grandi cose che il Signore ha operato. Osserverete dunque tutti i comandi che oggi vi do». (Dt 11,7-8a)
Spesso si segue una regola perché si spera di ottenere qualcosa in cambio, si compie un’azione per poterne provocare un’altra o perché si teme una condanna. Non è così quando il Signore consegna al popolo i comandamenti: Mosè invita il popolo a seguirli non per rabbonire il Signore nel futuro, ma, al contrario, perché Egli ha già operato grandi cose. Seguire i comandamenti è allora la risposta libera di chi ha già ottenuto la vita nuova, gratuitamente. Oggi è il giorno per verificare lo stile con il quale si segue il Signore: se è frutto di una risposta al suo amore e non conseguenza della paura nei suoi confronti, come se si trattasse di “comprarlo” con qualche azione compiuta anziché dedicare tutta la vita a lasciarsi coinvolgere da Lui.

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