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Commento alla Parola: 11.7.2022 – 16.7.2022

Lunedì 11: Pr 2,1-9; Sal 33 (34); 2Tm 2,1-7.11-13; Gv 15,1-8
«In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli» (Gv 15, 8)
Il Padre non è indifferente ai frutti che possiamo produrre: sono necessari per continuare a riempire i cieli e la terra della Sua gloria. Il mondo attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (cfr. Rm 8, 19), perché la storia del cosmo e dell’umanità corre irreversibilmente verso quei nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia (1Pt 3, 13). Dio quindi conta molto su di noi, non vuole realizzare il suo disegno senza di noi e quindi è molto prezioso il contributo unico e personalissimo che ciascuno può offrire per questa impresa, che è in assoluto la più grande e necessaria.

Martedì 12: Dt 25,5-10; Sal 127 (128); Lc 8,16-18
«Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce» (Lc 8, 16)
La luce del Vangelo deve brillare, ha proprio lo scopo di illuminare il mondo e l’umanità che altrimenti brancolerebbe nel buio. Ce ne accorgiamo anche noi, quando ci lasciamo intorpidire dalle futilità: entriamo in una specie di penombra, di vita a metà, che non ci appaga. È un po’ come se nascondessimo noi stessi al mondo. Mentre invece se appena ci scuotiamo di dosso queste ragnatele e ricominciamo a donarci ai fratelli, tutto si trasforma e la vita, pur in mezzo a difficoltà e ostacoli, ritrova la sua bellezza e la sua pienezza.

Mercoledì 13: Dt 30,15-20; Sal 1; Lc 8,19-21
«E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla» (Lc 8, 19)
La folla può diventare un ostacolo. Anche quando si tratta di discepoli del Signore. Abbiamo infatti bisogno di un rapporto personale, immediato con Gesù e dobbiamo difenderci da tutto ciò che lo può limitare od oscurare. C’è però una strada da percorrere, che Gesù stesso insegna, per evitare che la presenza delle persone ci allontani da Dio. Occorre vedere in ciascuno Gesù, amarLo in ogni fratello che ci sfiora, ritrovarLo anche nelle sorelle o nei fratelli più scomodi. In questo modo possiamo non solo avvicinarLo, ma vivere alla Sua presenza 24 ore su 24.

Giovedì 14: Dt 31,1-12; Sal 134 (135); Lc 8,22-25
«Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: “Maestro, maestro, siamo perduti!”. Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: “Dov’è la vostra fede?”» (Lc 8, 24-25)
Penso che la vita di ogni uomo sulla terra sia segnata prima o poi da prove e difficoltà che appaiono insormontabili, al punto da pensare che tutto ormai sia perduto. E sappiamo che non tutti trovano la forza per reagire, per guardare in avanti con fiducia e c’è chi precipita nella disperazione più nera e chi addirittura non trova più ragioni per continuare a vivere. Ma non siamo soli! Il Signore c’è e non ci abbandona mai, anzi si avvicina a noi, spesso attraverso un fratello che ci fa sentire amati, stimati, che ci distoglie da pensieri tenebrosi, che ci apre uno scenario che non avevamo visto.

Venerdì 15: Dt 31,24 – 32,1; Sal 32 (33); Lc 8,26-33
Quando Mosè ebbe finito di scrivere su un libro tutte le parole di questa legge, ordinò ai leviti che portavano l’arca dell’alleanza del Signore: «Prendete questo libro della legge e mettetelo a fianco dell’arca dell’alleanza del Signore, vostro Dio. Vi rimanga come testimone contro di te, perché io conosco la tua ribellione e la durezza della tua cervice. Se fino ad oggi, mentre vivo ancora in mezzo a voi, siete stati ribelli contro il Signore, quanto più lo sarete dopo la mia morte!» (Dt 31,24-27)
La legge viene posta accanto all’arca dell’alleanza, ma la motivazione di quel gesto sottolinea l’infedeltà del popolo. Certamente la legge è donata al popolo perché senza di essa non sarebbe in grado di scegliere autonomamente il bene. Una volta riconosciuto questo limite, però, la legge si mostra come un dono, come il dono sommo che consente di vivere pienamente l’alleanza con il Signore, quindi di stabilire relazioni autentiche tra gli umani. Oggi possiamo valutare la nostra vita a partire da due interpretazioni: la prima si limita a considerare le mancanze e le infedeltà nei confronti del Signore, senza portare ad alcun cambiamento, la seconda rovescia lo sguardo, considera la salvezza che è offerta e da lì costruisce concretamente una vita che si espande rispondendo a quel dono.

Sabato 16: Lv 23,26.39-43; Sal 98 (99); Eb 3,4-6; Gv 7,1-6b
«Se fai queste cose, manifesta te stesso al mondo!» (Gv 7, 4)
Ai discepoli sarebbe piaciuto che Gesù si manifestasse in tutta la sua potenza, invece Egli li stava preparando alla Sua passione ed essi non capivano, ma soprattutto non volevano capire. Anche noi a volte vorremmo un Dio diverso, interventista, che risolvesse i problemi, castigasse i cattivi e facesse trionfare sempre il bene. La conversione che ci è chiesta è proprio questa, seguire un Maestro che non ci promette la tranquillità, ma la felicità passando attraverso
tutte le prove che la vita ci presenta.

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