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Commento alla Parola: 4.7.2022 – 9.7.2022

Lunedì 4: Dt 4,32-40; Sal 76 (77); Lc 6,39-45
«L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6, 45)
Non sarà sempre spontaneo raccontare il bene, evidenziare il positivo, tacere gli errori altrui, per potenziare la cronaca bianca e ridurre quella nera. L’istinto o l’abitudine infatti ci trascinano nella direzione contraria e non è da pensare che ci venga naturale e facile “benedire”, cioè “dire bene”. A volte occorrerà dirottare la frase in un’altra direzione proprio mentre la stiamo pronunciando, finendo per dire il contrario di quello che avevamo intenzione di dire. Poco grave se appariremo sgrammaticati o ci dovremo arrampicare all’improvviso su altre parole: se nel nostro cuore il male sovrabbonda, occorre almeno tappargli la bocca il più possibile.

Martedì 5: Dt 9,1-6; Sal 43 (44); Lc 7,1-10
«Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito» (Lc 7, 6-7)
È solo il Vangelo di Luca ad annotare questa premura del centurione nel non voler scomodare inutilmente Gesù. Ma questo evidenzia ancor meglio la sua certezza nella potenza infallibile della Sua parola. Noi potremmo essere presi talora da strani pensieri: “Come fa Dio ad ascoltare quello che Gli chiedo, visto che siamo così in tanti? Come fa a ricordare e ad accontentare tutto quello che Gli domando, quando a volte me lo dimentico anch’io? A quale percentuale di riposte positive ho diritto quando prego?”, e da altre amenità del genere. Il centurione invece non sembra neppure essere sfiorato da ragionamenti di questo genere. Lui sa solo una cosa: che Gesù ascolta, che chi chiede ottiene.

Mercoledì 6: Dt 12,29 – 13,9; Sal 95 (96); Lc 7,11-17
«Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: “Ragazzo, dico a te, àlzati!”. Il morto si mise seduto e cominciò a parlare» (Lc 7, 14-15)
Cosa avrà detto quel ragazzo riportato improvvisamente in vita da Gesù? Di cosa avrà parlato? Il suo mettersi a sedere sembra l’atteggiamento di chi si mette ad insegnare, di chi ha da trasmettere qualcosa con autorevolezza, come Gesù sul monte delle beatitudini. Si direbbe che abbia parlato di ciò che ha ricevuto, di Gesù che è la vita sua e di tutti, concentrando l’attenzione di tutti più sul Suo operato che sulla sua presenza nuovamente viva, perché alla fine tutti parlano di Gesù. Quando si ricevono doni grandi non ci si concentra più su se stessi, ma si esce da sé, si sperimenta un bisogno immenso di gratitudine.

Giovedì 7: Dt 15,1-11; Sal 91 (92); Lc 7,18-23
«Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Lc 7, 22-23)
Alla domanda diretta di Giovanni, se sia davvero Lui il Messia, Gesù risponde con chiarezza, con i fatti. Certo, non sono i fatti che secondo noi cambiano il mondo, quelli che cancellano le guerre, che azzerano le pandemie, che riportano il pianeta ai suoi giusti equilibri, che convincono tutti gli uomini e le donne ad una vita di fede. È invece il prendersi cura di chi ha bisogno, è il portare luce e vita nuova a chi era senza speranza, è toccare il cuore dei piccoli e inondarli di gioia, è annunciare che Dio è lì, proprio con chi era convinto di non meritarlo, con chi non immaginava che potesse essere così vicino. Questo è il vero segno che il Messia è arrivato.

Venerdì 8: Dt 18,1-8; Sal 15 (16), Lc 7,24b-35
«Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta» (Lc 7, 24-26)
Le domande provocatorie di Gesù vogliono scuotere gli ascoltatori. “Cosa ti ha spinto ad andare nel deserto per incontrare il Battista? Il desiderio di una vita comoda e facile? La ricerca di un metodo per diventare ricchi e famosi? No. E quindi ascolta il tuo cuore. Tu cerchi qualcosa di più, la vita ordinaria e piatta in cui ci si preoccupa solo di sé non ti basta. Punta in alto e lasciati afferrare dal Vangelo, scegli con coraggio, cerca ogni giorno con decisione la tua strada, ricomincia mille volte. La vita è difficile, le cadute non mancano, ma tu non lasciarti mai cadere le braccia!”.

Sabato 9: Lv 23,26-32; Sal 97 (98); Eb 9,6b-10; Gv 10,14-18
«Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore» (Gv 10, 14-15)
All’origine c’è la realtà fondamentale, la più bella. All’origine c’è la relazione, il rapporto, il reciproco conoscersi del buon pastore e delle pecore. L’obiettivo principale infatti non è il latte o la lana che le pecore dovranno produrre (cose che la parabola non sfiora affatto) e neppure il sentirsi protette dal buon pastore dai lupi o dai mercenari. Ciò che conta è il legame che li unisce. Solo da lì deriva tutto il resto, che pure ha la sua importanza. A Gesù interessa quello che facciamo, ma ciò che per Lui supremamente vale è l’amore reciproco tra Lui e noi.

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