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Commento alla Parola: 20.6.2022 – 25.6.2022

Lunedì 20: Es 12,43-51; Sal 77 (78); Lc 5,1-6
«Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano» (Lc 5, 5-6)
A volte ci troviamo a fare il bilancio della nostra vita e tutti i nodi vengono al pettine. Spesso ce l’abbiamo messa tutta, ma i risultati non sono stati proprio quelli che avremmo sperato. Ce n’è per tutti e a tutte le età, ma più gli anni passano e più le delusioni aumentano. Eppure, proprio in quei momenti, il Signore sale sulla nostra barca e ci chiede di gettare le reti di nuovo. Sa che siamo stanchi che avremmo voglia di fermarci e riposare un po’, ma non è quello che ci è chiesto. I risultati alla fine li vedremo, ma solo quando Lui vorrà.

Martedì 21: Es 15,22-27; Sal 102 (103); Lc 5,12-16
«Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare» (Lc 5, 16)
Gesù non cerca mai la fama, la gloria. Passa nella vita degli uomini, li guarisce, ma poi si ritira nel deserto a pregare. Ci insegna sempre più la gratuità del servizio: accorgersi di chi ci sta intorno, aiutare chi ha bisogno senza pretendere nulla in cambio, neppure la riconoscenza. È difficile riuscire ad essere così, occorre esercitarsi, ripeterselo spesso e pregare, perché è troppo facile farsi prendere da quell’autocompiacimento che serve solo a indurirci il cuore.

Mercoledì 22: Es 17,8-15; Sal 120 (121); Lc 5,33-35
«I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!» (Lc 5, 33)
Quello che prima si otteneva solo a prezzo di sforzi immani, i discepoli di Gesù lo realizzano con naturalezza. Infatti tutte le opere ascetiche dell’uomo di ogni tempo cercano sempre in modi diversi di avvicinare Dio, di sentirlo vicino, di sfiorare anche solo per un attimo il suo mistero d’amore.
Il discepoli di Gesù invece Dio ce l’hanno lì, davanti agli occhi, accanto a loro. Gli possono parlare come ad un amico, passano le loro giornate insieme con Lui. Possono perciò condividere la gioia dell’incontro con Dio, anche mangiando e bevendo. È sufficiente avere occhi puri per vederlo in Gesù.

Giovedì 23: Es 35,1-3; Sal 117 (118); Lc 5,36-38
«E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi» (Lc 5, 37-38)
La proposta di Gesù è una rivoluzione. È tutto un altro modo di vedere le cose, di pensarsi nel mondo. Cambiano i sogni, le decisioni, le prospettive. Se qualcuno si accosta a Gesù pensando che sia sufficiente qualche piccolo ritocco ad una vita ordinaria, rimarrà a metà. E spesso sentirà più il peso dello sforzo che il gusto e la gioia della vita nuova. Mentre invece quanto più ci sbarazziamo di ciò che ci ostacola per una scelta radicale, tanto più ritroviamo nuovo ossigeno, nuove passioni: man mano cambiano i pensieri, il modo di essere, gli occhi si aprono. Ci si sente nuovi. È un altro vivere.

Venerdì 24: Ez 34,11-16; Sal 22 (23); Rm 5,5-11; Lc 15,3-7
«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova?» (Lc 15, 4)
Per chi ascolta Gesù mentre pone questa domanda, nel cuore nasce presto la risposta: “Nessuno”. A meno che uno sia particolarmente affezionato proprio a quella pecorella. In tal caso non vede più le altre e corre a cercarla in capo al mondo. Se poi si trattasse solo di una leggiera preferenza, rimarrebbe incerto sul da farsi, pensando che le 99 pecorelle nel deserto potrebbero correre dei rischi se lasciate sole. Insomma, Dio perde la testa per quelli che si allontanano, li porta nel cuore in un modo specialissimo. Ed è bello sapere che Lui mi guarda e mi ama così quando mi smarrisco rincorrendo le mie sciocchezze.

Sabato 25: Ger 1,4-19; Sal 70 (71); Gal 1,11-19; Lc 1,57-68
«I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”!» (Lc 1, 58-60)
La gioia, le congratulazioni, le felicitazioni di tante persone rallegrano la vita di Elisabetta, raggiunta dal dono specialissimo della gravidanza quando ormai nessuno se lo aspettava più. Ma nel suo cuore rimane ben chiaro che si tratta di un’opera di Dio e che a Lui occorre rimanere fedeli. E per questo da subito lei dovrà scontrarsi con le attese della gente, le tradizioni, il “si è sempre fatto così”, suscitando interrogativi, proteste, critiche. Sembra un peccato rovinare un clima così idilliaco, ma le strade di Dio sono sempre inedite, tutte da esplorare, ma sono quelle che portano più lontano. Moltiplicando le difficoltà. Ma anche le sorprese.

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