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Commento alla Parola: 14.03.2022 – 19.03.2022

Lunedì 14: Gen 17,1b-8; Sal 118 (119),25-32; Pr 5,1-13; Mt 5,27-30
«Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (Mt 5, 27-28)
Per qualcuno vivere queste parole di Gesù è una cosa tutto sommato semplice, anche se occorre sempre essere guardinghi, perché nessuno è invulnerabile. Per altri magari si va a epoche, rimanendo sorpresi quando certe pulsioni emergono all’improvviso con forza in modo abbastanza inspiegabile, dopo mesi, anni o decenni di relativa calma. Per qualcuno è il tormento di una vita, quasi un’ossessione per la quale non si smette mai di combattere. C’è poi chi ha raggiunto la pace dei sensi e ne prova solo disinteresse e un po’ di disgusto. La castità è un dono. Da chiedere. Per il quale ringraziare tanto se lo si riesce a vivere, perché permette davvero di costruire relazioni libere e autentiche.

Martedì 15: Gen 13,1b-11; Sal 118 (119),33-40; Pr 5,15-23; Mt 5,31-37
«Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5, 32)
È la grande ingiustizia connessa a chi subisce l’abbandono del coniuge: per rimanere fedele alla parola data, al sacramento celebrato, deve vivere in solitudine il resto dei suoi giorni. Una scelta eroica. Non sono molti quelli che ci riescono. Per la maggior parte delle persone significa quindi il non poter vivere una piena appartenenza alla Chiesa, anche sacramentale, a cui si aggiunge il senso di colpa. Per tacere del fatto che a volte i figli si possono vedere raramente e occorre trovarsi una nuova abitazione, sempre che lo stipendio lo permetta. Il ripudio, il tradimento dell’amore promesso è quindi un gesto orribile, eppure avviene molto di frequente, come fosse una cosa normale. Ma per Gesù non è accettabile.

Mercoledì 16: Gen 14,11-20°; Sal 118 (119),41-48; Pr 6,16-19; Mt 5,38-48
«Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5, 44-45)
È forse la richiesta più ardita ed esigente di tutto il vangelo. Si fa fatica a pronunciarla, perché sembra un obiettivo irraggiungibile. Penso sia possibile solo fissando lo sguardo sull’amore del Padre, solo lasciando tutto lo spazio a Gesù in noi, solo facendo dell’amore il centro propulsivo della vita, solo educandoci ad amare in tutte le piccole cose di ogni giorno. Quando si riesce a vivere anche solo un po’ queste parole o ci si avvicina, si sperimenta una sensazione profonda di libertà, cresce in noi una nuova unione con Dio e si comprende meglio la fraternità universale.

Giovedì 17: Gen 16,1-15; Sal 118 (119),49-56; Pr 6,20-29; Mt 6,1-6
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 6, 1)
È un punto su cui Gesù insiste spesso quello del non voler apparire, di agire nel segreto. Non va però confuso con la mancanza di autostima, di fiducia in se stessi. Noi siamo coscienti che quando seguiamo Gesù stiamo facendo cose grandi, a volte ci stupiamo persino di quanto riusciamo a fare. Il punto fondamentale però sta nell’avere altrettanta consapevolezza che tutto il nostro agire è solo opera Sua, basta lasciarsi guidare e tutto si dipana in modo inaspettato.

Venerdì 18: Nel Rito Ambrosiano la celebrazione della S. Messa è sospesa nei venerdì di Quaresima.
Propongo perciò in questi giorni la lettura continua della Passione di Gesù Cristo secondo Luca.
«Un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente» (Lc 22, 60-62)
Un incrocio di sguardi. Un dialogo muto. Non c’è bisogno di parole. Nello sguardo di Gesù Pietro non trova traccia di rimprovero, non legge il “te l’avevo detto”. Negli occhi di Gesù c’è solo quell’amore infinito, quella misericordia di sempre che Pietro conosce. È quello sguardo che salva Pietro. I suoi occhi saranno poi lavati dalle lacrime di un dispiacere profondissimo, ma anche dalla commozione di sentirsi amato anche in quel momento, come prima, forse anche più di prima. Se solo Giuda avesse potuto vedere quello sguardo…

Sabato 19: Sir 44,23g – 45,2a.3d-5d; Sal 15 (16); Eb 11,1-2.7-9.13a-c.39 – 12,2b; Mt 2,19-23 o Lc 2,41-49
«Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele”» (Mt 2, 19-20)
La vita di Gesù è un perenne cammino: da Nazaret a Betlemme per nascere, poi in Egitto, in Galilea e per finire a Gerusalemme. E anche la sua predicazione è sempre stata in movimento, non si è fermato in un luogo aspettando che chi volesse ascoltarlo venisse, era Lui ad andare sempre alla ricerca degli altri. A chi lo vuole seguire chiede di fare altrettanto, non possiamo fermarci mai, a nessuna età. Ci sono persone che hanno bisogno di noi, sono quelle che magari non ci gratificano, anzi a volte ci sembra che ci usino un po’. Non importa, Lui è con noi, non ci serve altro.

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