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Commento alla Parola: 14.02.2022 – 19.02.2022

Lunedì 14: Is 52,7-10; Sal 95 (96); 1Cor 9,16-23; Mc 16,15-20
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16, 15)
La missione che Gesù ci affida è semplice: parlare a tutti di Lui. Non annunciare le nostre idee, i nostri punti di vista, ma proprio quel Vangelo che ogni giorno prendiamo in mano e cerchiamo di fare nostro, questo pane quotidiano che è alimento del cuore. A volte siamo tentati di trasmettere anzitutto regole, obblighi, abitudini: ma tutto questo deve venire sempre dopo, solo come una conseguenza possibile e variabile del Vangelo ascoltato. Altrimenti oscuriamo Lui, mettendoci noi davanti, perché il Vangelo è più grande di noi e anche di quello che noi abbiamo finora capito.

Martedì 15: Sir 29,8-13; Sal 33 (34); Mc 9,14-29
Il Libro del Siracide ci fa un grande elogio dell’elemosina e va ogni momento assaporato; soprattutto ci ricorda di non far attendere chi ha bisogno e di non dare come se fosse uno sforzo, ma di dare con la gioia di chi sa che donando si riceve molto di più.
Poi il Libro del Siracide usa un’immagine molto bella: il denaro che possiamo dare in elemosina rischia di arrugginirsi sotto una pietra e cioè il rischio è che accumuliamo le cose e si rovinano perché invecchiano, mentre invece donandole diventerebbero utili e preziose per tante persone. Qualche volta forse dovremmo imparare ad accumulare un po’ meno e a donare un po’ di più. Ci sarebbe più gioia nel mondo e, forse, anche più serenità nella nostra vita.

Mercoledì 16: Sir 27,16-21; Sal 89 (90); Mc 9,33-37
Il libro del Siracide mette una grande insistenza ad ammonirci a non svelare i segreti delle persone che abbiamo accanto, soprattutto dei nostri amici: sarebbe come ucciderlo svelare il suo segreto. E perché questa insistenza? Perché il libro del Siracide ci vuole ricordare una cosa che spesso dimentichiamo: cioè, che le cose che l’altro ha nel cuore sono preziose e tante volte diventano per noi occasione di curiosità, occasione di riso, occasione di pettegolezzo. Invece, vanno custodite come diamanti preziosi: se un amico ci desse da tenere, perché lui non può custodirlo, un diamante un qualcosa di prezioso, ecco che lo custodiremmo con attenzione. Forse, non facciamo lo stesso con i suoi sentimenti, con quello che ha nel cuore e questo ci dice quanto rischiamo di calpestare una persona: il suo cuore è più importante dei suoi diamanti. Ricordiamoci, allora, di custodire con attenzione, come cose preziose, i suoi segreti.

Giovedì 17: Sir 2,12-18; Sal 117 (118); Mc 9,38-41
Il Libro del Siracide ci ricorda di metterci nelle mani del Signore, perché come è la sua grandezza, così è anche la sua misericordia. È bellissima questa idea di affidarsi al Signore sapendo che le sue mani sanno custodire. Ti ricordi quando eri bambino: ecco, sapevi che potevi andare in braccio al tuo papà o alla tua mamma e che loro ti avrebbero protetto e, anche quando sei diventato più grandicello, ti facevi tenere per mano perché quella mano forte ti dava sicurezza.
Oggi il Libro del Siracide ci dice che la mano di Dio è così, è la mano di cui ti puoi fidare, un abbraccio al quale ti puoi affidare e dove puoi trovare un nido e addirittura una consolazione. Dio è grande, ma soprattutto è misericordioso. Il tuo papà e la tua mamma per te quando eri piccolo erano grandi, ma soprattutto pieni di amore per te. Ecco: Dio assomiglia molto a loro.

Venerdì 18: Sir 51,13-30; Sal 24 (25); Mc 9,42-50
Il libro del Siracide ci parla della sapienza che riceviamo in dono con la preghiera e si chiede: “Perché volete privarvi di questa, mentre le vostre anime sono tanto assetate?”
Ha proprio ragione il libro del Siracide, perché ci dice che, se la nostra anima ha sete, ha sete di infinito, ha sete di senso, ha sete di amore, ha sete di misericordia, ha sete di qualcuno che ci accolga, ha sete di un mondo diverso, ha sete di valori grandi e di sogni infiniti. Ecco, allora perché non cerchiamo Dio? Perché non ci accorgiamo che Dio può calmare questa sete, che può saziare la nostra fame di senso della vita? Più siamo assetati di tutte queste cose, più forse la cosa più saggia sarebbe fermarsi davanti a Dio; ci potremmo accorgere che ci rialziamo dopo aver bevuto da una fonte di acqua freschissima.

Sabato 19: Es 25,1.23-30, Sal 98 (99); 1Cor 10,16-17; Gv 6,45b-51
Quanta attenzione, quanta delicatezza il Libro dell’Esodo mette nella preparazione della tavola su cui verranno collocati i pani dell’offerta nel tempio per il culto a Dio. Quest’attenzione assomiglia a quella di una padrona di casa, che ha un ospite importante o al quale vuole molto bene, e prepara la tavola mettendo i piatti migliori, allineando bene le posate, magari collocando un centro tavola. Tutto questo perché vuole che quel pranzo sia un’esperienza meravigliosa per chi è stato invitato. Il Libro dell’Esodo ci dice che dovremmo essere così con Dio, quando doniamo qualcosa a Dio, ecco, dovrebbe essere fatto in questo modo, con il desiderio che sia un’esperienza meravigliosa per Dio. Quando dedichiamo il nostro tempo alla preghiera, quando dedichiamo la nostra vita alla carità, sarebbe bello che lo facessimo in questo modo, con mille attenzioni, in modo che sia una cosa grande e bella. Il Libro dell’Esodo ci insegna forse ad amare un po’ di più Dio.

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