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Commento alla Parola: 27.12.2021 – 01.01.2022

Lunedì 27: 1 Gv 1, 1-10; Sal 96; Rm 10, 8-15; Gv 21,19-24.
«Il Signore Gesù disse a Pietro: “Seguimi”. Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: “Signore, che cosa sarà di lui?”. Gesù gli rispose: “Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi”» (Gv 21, 19-22)
Gesù ha appena affidato la Chiesa a Pietro anche se in qualche modo, velatamente, gli ha ricordato il suo tradimento. Ed ecco che si trovano dietro Giovanni, il discepolo amato, l’unico che non era fuggito, che aveva avuto il coraggio di andare fin sul Calvario. Anche di fronte a lui Pietro si sentiva un po’ a disagio, era più giovane di lui, ma era andato fino in fondo. Eppure il Signore non fa confronti. Chiede a Pietro di seguirlo nel modo in cui è capace. Ognuno di noi ha una via diversa per seguire Gesù, ad ognuno sono chieste cose differenti, spesso tentiamo di omologarci anche nel bene, ma il Signore ama la nostra originalità.

Martedì 28: Ger 31,15-18.20; Sal 123; Rom 8,14-21; Mt 2,13-18
«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò”. (Mt 2, 13)
La vita di Gesù è difficile fin dall’inizio, nasce in una stalla lontano da casa, deve fuggire all’estero per non essere ucciso. Maria si sarà chiesta più volte quale fosse il progetto del Signore su di loro, ma nel Vangelo non è mai riportata una parola di protesta. Giuseppe riceve sempre delle indicazioni che esegue senza discutere e insegna a tutta la famiglia a fare altrettanto. È la fiducia massima che ciò che Dio chiede è giusto, anche se spesso incomprensibile. Anche a noi serve questa fiducia e questo sapersi affidare, quella di chi sostituisce al “Perché?” il “Tu sai”.

Mercoledì 29: Mi 4, 1-4; Sal 95; 1 Cor 1, 1-10; Mt 2,19-23
«Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino”» (Mt 2, 19-20)
La vita di Giuseppe è guidata dagli angeli che gli indicano la strada da seguire. Nella nostra vita difficilmente ci apparirà un angelo, eppure anche a noi è indicata la strada, si tratta di saper ascoltare, di non prendere iniziative a caso. Occorre pregare, mettersi in ascolto, leggere i segni, farsi aiutare per capire quale sia la volontà di Dio. A volte sarà difficile, però mai impossibile, perché il Signore non ci lascia mai navigare nel buio, qualche luce per illuminarci alla fine appare.

Giovedì 30: Mi 4,6-8; Sal 95; 2 Cor 1,1-7; Lc 11,27-28
«Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11, 28)
Maria oltre a essere colei che ha portato in grembo e allattato Gesù è anche colei che ha sempre ascoltato la parola di Dio. La maternità spirituale sta nell’ascoltare, nell’accogliere, nel dimenticare se stessi per fare spazio ad altri. È tanto difficile trovare chi sa ascoltare, non solo sentire. Ascoltare è tipico di chi è veramente interessato a ciò che gli viene detto, che cerca di capire al di là delle parole dal tono, dalle sfumature, dall’espressione di chi parla. E questo è un esercizio a cui le mamme sono abituate da sempre.

Venerdì 31 Mi 5,2-4; Sal 95; Gal 1,1-5; Lc 2,33-35
«Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima“» (Lc 2, 34-35)
San Giovanni Paolo II diceva che quello di Simeone è stato il secondo annuncio a Maria. Nel primo, fatto dall’angelo, ella veniva a conoscenza di quale fosse il progetto del Signore su di lei. Nell’annuncio di Simeone invece le veniva comunicato come avrebbe realizzato il progetto: con sacrificio e dolore. Per realizzare tutti i grandi progetti della nostra vita occorre sacrificio e molto spesso bisogna anche soffrire un po’, in questo modo il nostro cuore viene preparato a dilatarsi, a capire meglio gli altri, a capire che cosa sia essenziale e cosa superfluo. Chi ha sofferto nel Signore, si riconosce per una visione distaccata dalle cose, vive con un respiro più ampio e sa ringraziare per i doni ricevuti.

Sabato 1.1.22: Nm 6,22-27; Sal 66 (67); Fil 2,5-11; Lc 2,18-21
«Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori» (Lc 2, 18)
Lo stupore accende la vita, mette in azione le emozioni, risveglia la curiosità, suscita domande ed interessi nuovi. Lo stupore dei pastori è proprio il frutto dell’esperienza di Dio che hanno appena fatto, ascoltando gli angeli e andando a veder il Bambino. Dio infatti ci regala un modo nuovo di guardare il mondo, un nuovo gusto per le cose, un concentrarci su ciò che prima trascuravamo e che ora riscopriamo. È questa l’eredità del Natale che occorre chiedere allo Spirito di mantenere accesa in noi: vivendo la Parola tutto ciò avviene e ci regala quell’abbondanza di vita che Gesù ha promesso.

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