Proiezione di “L’ESERCITO PIU’ PICCOLO DEL MONDO”

Dettagli Evento

  • giovedì | 31 Marzo 2016
  • 21:00 - 22:50
  • Cine Teatro PALLADIUM - Casello sopra Lecco

GIOVEDI’   31 MARZO   ALLE  ORE  21  AL   PALLADIUM   PROIEZIONE   DEL   FILM:

 L’ESERCITO  PIU’  PICCOLO  DEL  MONDO

Ingresso Libero

 Destinato a entrare negli annali per essere il primo film prodotto dal Vaticano – attraverso il CTV del vulcanico direttore Dario E. Viganò – e di conseguenza il primo a rappresentare (fuori concorso) il minuscolo Stato alla Mostra del Cinema di Venezia, L’esercito più piccolo del mondo offre anche spunti d’interesse non riconducibili ai suoi primati.

Gianfranco Pannone, con l’ausilio del “regista del Papa” Cesare Cupponi, ci porta nel backstage di una delle istituzioni più pittoresche d’Oltretevere illumi-nando, per usare una formula retorica, “l’umanità dietro il travestimento”.

René e Leo, l’uno studente di teologia e l’altro guardiaboschi, sono i due soggetti prescelti per osservare da vicino la milizia papale, con i suoi abiti (la classica divisa a strisce gialle, rosso e blu; la gorgiera bianca, l’elmetto con le piume di struzzo e l’alabarda), i rituali, i significati che ancora oggi assumono in seno alla Chiesa. Guidato dalla voce fuoricampo di René – che puntella il proprio apprendistato umano e militare con riflessioni che potrebbero essere tratte dal diario personale – lo spettatore impara a simpatizzare con il variopinto esercito a un livello nuovo e più profondo. Normalmente considerati elementi di un ideale paesaggio vaticano – con San Pietro, il Cupolone, la Sistina – quando non addirittura reclamati dai turisti per una foto-ricordo, i militari del Papa sono i primi a nutrire perplessità sulle vesti che indossano, chiedendosi come fa René se tutto questo non sia solo “estetica”, teatro di corte.

 Dopotutto sono lontani i tempi in cui guerre e minacce reali imponevano la loro presenza al fianco del Pontefice. Oggi fanno sentinella e piantone in un Vaticano abbandonato persino dal Santo Padre. E allora che senso devono dare questi uomini alla loro esperienza? E noi spettatori come considerare la loro figura?